27 giugno 2007
[copaamerica2007] Perù - Uruguay 3-0
Davvero una bella sorpresa il Perù. Questo 3322 spurio di Uribe, tanto criticato, ha alla fine funzionato. La squadra rimane compatta, le distanze non si perdono anche quando si ribalta velocemente l'azione, anzi. Buona la partecipazione degli attacanti in tutte le fasi, con Guerrero davvero ispirato. Pazzesco l'Uruguay di Tabarez: la scelta di Cebolla Rodriguez a destra nella ripresa, senza specifici adeguamenti del settore difensivo è veramente incommentabile. Lugano vedeva sbucare giocatori liberi, faccia alla porta, un po' ovunque.
Di seguito la cronaca di un entusiasta Jorge Barraza su "El Comercio":
Antes de que los clarines inaugurales sonaran en San Cristóbal, hubo un partido en Mérida, en el que Perú aplastó a Uruguay. Lo barrió con juego, con fibra y con goles, desde el minuto uno hasta el noventa. Y puso en alerta a todo el continente de cara a la Eliminatoria: cuidado, apareció otro fuerte obstáculo en el camino a Sudáfrica. Este Perú no fue la expresión lánguida e inofensiva de los últimos 25 años; tuvo delanteros de raza (Guerrero, Farfán), zagueros que quitaron y salieron jugando (Acasiete, Rodríguez, Vílchez) y medios que tocaron la bola a la peruana, es decir, con calidad, peinando el césped en su deslizar. Vale sincerarse: teníamos fuertes aprensiones por la línea de tres hombres que presentaba el fondo de la selección incaica. El jugador peruano siente más el dominio del balón que la marca. Y el campo es muy ancho para apenas tres zagueros. Sin embargo, defendió con la misma eficacia que lastimó adelante. ¡Qué buen jugador, Bazalar! Prolijo, sabio, la entrega siempre redonda. ¡Qué revelación Pedro García! Aúna técnica y lucha. ¡Qué golazo el de Mariño! Claves las atajadas de Butrón. Firmísimos los tres del fondo; fino y picante Guerrero, importante Farfán. Difícil elegir un héroe, la estrella fue el equipo. No es difícil, en cambio, individualizar el antihéroe: Pizarro; parecía más uruguayo que peruano. Calurosas felicitaciones para Uribe. Apostó a jugar al fútbol (no al fulbito), agrupó mucha gente técnica y la arropó con orden, con marca, con actitud. Hace años no vemos un Perú así. Es todo mérito suyo. Estos jugadores estaban hace tiempo: nadie los hizo funcionar con tal eficiencia y estética. Los muchachos del 'Maestro' Tabárez recibieron una lección de fútbol. Pero no se las dio su técnico.
URUGUAY: Fabián Carini; Carlos Diogo, Diego Lugano, Diego Godín, Darío Rodríguez; Diego Pérez, Pablo García, Fabián Canobbio (46' Cristian Rodríguez); Fabián Estoyanoff (79' Gonzalo Vargas), Diego Forlán, Vicente Sánchez (65' Sebastián Abreu)
All.: Oscar Washington Tabárez
PERÚ: Leao Butrón; Santiago Acasiete, Miguel Villalta, Alberto Rodríguez, John Galliquio, Pedro García (56' Juan Carlos Mariño), Juan Carlos Bazalar, Walter Vílchez, Jefferson Farfán (79' Juan De La Haza), Claudio Pizarro (77' Andrés Mendoza), Paolo Guerrero
All.: Julio César Uribe
Marcatori: 26' Miguel Villalta (P), 69' Juan Carlos Mariño (P), 88' Paolo Guerrero (P)
25 giugno 2007
[analisi] Superliga 06/07 - Porto campione
Doveva essere Porto, e Porto è stato, ma che fatica, e che emozioni! A fine spettacolo, ecco il risultato: Porto 69 punti, Sporting 68, Benfica 67. Un applauso per tutti, specie per tre tecnici. Jesualdo Ferreira è arrivato ai Dragoni durante la preparazione del campionato in sostituzione di Co Adriaanse e ha centrato l’obiettivo mantenendo praticamente sempre la testa della classifica e facendo una buona figura anche in Europa. Paulo Bento ha portato i suoi ragazzi, molti dei quali appena ventenni, a lottare coi migliori, Fernando Santos è riuscito a costruire una base di gioco solida per il suo Benfica, che darà frutti a breve. Agli ultimi due sono mancati, oltre alla qualità della rosa del Porto, anche un marcatore affidabile in casa Benfica (quest’anno Nuno Gomes è diventato Nulo Gomes…)e un po’ di creatività nel centrocampo dello Sporting.
Pur non avendo l’appeal dei maggiori campionati europei la SuperLiga portoghese ha offerto, come ogni anno, una quantità considerevole di giocatori interessanti: proviamo a scovarli affiancandoli alle star consacrate in una top eleven, con l’aggiunta di qualche riserva
In porta, dritto su Hélton. Nonostante la papera in Champions’ che ha sostanzialmente condannato il Porto all’eliminazione, in tutta questa stagione ha offerto sicurezza alla sua difesa e Dunga lo ha promosso titolare della Seleçao. Nel sottobosco della Lega benissimo Fernando del Leiria, ennesimo esponente brasiliano in quella che è diventata la migliore scuola del mondo nel ruolo! Menzione anche per lo svizzero Benaglio del Nacional, pronto a prendere la porta anche della sua nazionale. La difesa del Porto, ritornata a 4 con l’arrivo di Jesualdo ha beneficiato soprattutto del lavoro sulle fasce di Fucile e di Bosingwa, recentemente “titolarizzato” da Scolari nella Selecçao. Affidabile anche il benfiquista Leo, ex Santos, e attenzione ad Antunes (classe ’87) del Paços de Ferreira (squadra che ha raggiunto l’incredibile traguardo della qualificazione UEFA), laterale sinistro a cui si stanno interessando le big d’Europa. Al centro, bene, ma non è una sorpresa, Pepe del Porto: oltre ogni previsione il compagno di reparto Bruno Alves (giocare organizzati aiuta). Tra i giovani da tenere d’occhio Tiago Gomes, che il Benfica ha spedito a inizio stagione all’Estrela Amadora.
A centrocampo, rivelazione dell’anno, Miguel Veloso dello Sporting: davanti alla difesa ha mostrato doti di lettura del gioco eccellenti: di lui si parla ancora poco ma in ottica mercato chi di dovere ha notato questo 1986.
Lucho Gonzales, Moutinho e Petit perfetti come sempre, i nomi da appuntarsi sono però altri due: Rubem Amorim (1985) mediano del Belenenses, giocatore chiave della bella stagione dell’altra squadra della capitale (finita quarta). Stagione fantastica anche per il polacco Kazmierczak (solo Kaz per i portoghesi, e li capiamo) del Boavista, sinistro educatissimo, buono di testa, pure cinque gol e missive in serie da Beenhakker: era solo in prestito in Portogallo, il Pogon se l’è portato a casa e aspetta offerte danarose. Citazione anche per Katsouranis del Benfica, grinta da vendere e da frenare: una sua entrata ha rischiato di terminare la carriera del gioiello Anderson, del Porto, finito allo United in questi giorni
Davanti, Quaresma sopra tutti. Conferme importanti per Liedson e Miccoli (quando gli infortuni gli han permesso di illuminare gioco). Decisivo, e sorprendente, il finale di stagione di Adriano del Porto, fallito il lancio di Renteria, per i Dragoni i gol del brasiliano sono stati autentico ossigeno. Tra le sorprese Dady, 25enne di Capo Verde: sembrava perso per i palcoscenici importanti; invece il Belenenses ci ha scommesso sopra andandoselo a prendere all’Odivelas, in seconda divisione. Dopo una stagione interlocutoria, quest’anno ha infilato 12 gol risultando vice-capocannoniere dietro al cecchino Liedson.
CARLO PIZZIGONI
(ha collaborato Mario Ventura di Finta e Remata)Fonte: Guerin Sportivo
23 giugno 2007
[analisi] Il Belgio all'Europeo under 21
C’era un’aspettativa febbrile in Belgio per le prestazioni dei piccoli Diavoli Rossi all’Europeo olandese di categoria. I pessimi risultati della nazionale maggiore del resto non possono dare adito alla benché minima illusione; il tunnel è ancora lungo e luci all’orizzonte non se ne vedono. L’unica speranza resta il futuro prossimo, ed ecco allora spiegato il grande interesse attorno all’under-21. E’ stato un buon torneo quello degli uomini guidati da Jean-Francois De Sart, che è riuscito a centrare l’obiettivo minimo della qualificazione alle Olimpiadi 2008 proponendo una squadra ordinata e molto compatta, magari un po’ carente di fantasia, capace però di lottare fino in fondo, come dimostrato dalla vittoria su Israele (1-0) ottenuta a una manciata di minuti dal termine dopo aver disputato buona parte della gara in dieci uomini (espulsione di Fellaini per doppia ammonizione dopo un quarto d’ora di gioco). Lo 0-2 contro
Portiere. Logan Bailly è un po’ come una cometa, emana bagliori accecanti ma poi si dissolve nell’oblio dell’oscurità. La parola chiave per sbloccare la sua carriera è continuità; ha carisma, è deciso nelle uscite e sicuro negli interventi, poi però al momento sbagliato arriva la mezza-papera (l’errore sulla punizione di Drenthe che è valso il momentaneo 2-1 dell’Olanda) che rischia di compromettere tutto. Restiamo in fiducia attesa.
Difesa. Un uomo su tutti, Nicolas Lombaerts, a guidare il reparto arretrato con la sapienza del veterano. Fisicità e buon senso della posizione, è pronto per fare le valigie da Gand per approdare ad una realtà maggiormente competitiva. Accanto a lui si sono alternati Thomas Vermaelen, Laurent Ciman e Jan Vertonghen; il migliore è stato quest’ultimo, un mastino rognoso che non ha lasciato respiro all’avversario di turno, sia quando è stato schierato in mediana sia al centro della difesa. Dopo il prestito all’Rkc Waalwijk l’Ajax farebbe bene a non allontanarlo nuovamente da Amsterdam, uno tipo così da Edgar Davids può imparare parecchio. Detto di un Ciman deludente nonché scientificamente in ritardo in ogni chiusura e di un Vermaelen discreto ma con poca personalità (solito problema, nella Eredivisie gioca bene finché ha Stam da parte, qui ha trovato in Lombaerts un bel sostegno), passiamo alle fasce. Sulla destra bene Sepp De Roover, nemmeno considerato titolare alla vigilia, che ha confermato gli ottimi progressi mostrati nel corso della stagione appena conclusa con lo Sparta Rotterdam; gioca un calcio pulito e tatticamente disciplinato, rappresenta la semplicità al potere. A sinistra invece ci si attendeva qualcosa di più da Sebastien Pocognoli, che ha però nobilitato il suo torneo siglando la rete qualificazione (con la complicità del portiere oranje Vermeer) contro l’Olanda.
Centrocampo. Tutti aspettavano le invenzioni di capitan Maarten Martens, che però sono arrivate col contagocce. Le 61 partite stagionali (e l’infortunio prima della semifinale con i serbi) che il ragazzo aveva sul groppone evidentemente hanno pesato più del previsto. Un problema, quello della stanchezza, che non poteva invece assolutamente lamentare Anthony Vanden Borre, spettatore non pagante per almeno metà Jupiler League (dove a un certo punto l’Anderlecht lo ha messo addirittura fuori rosa), vivace e tonico durante l’Europeo. De Smet gli ha dato piena fiducia facendolo giocare nelle posizioni che più gradisce, ovvero esterno-interno destro di centrocampo (dipende se il modulo adottato era un 4-5-1 o un 4-3-3), ed è stato ripagato con prestazioni all’altezza della fama di baby-talento. Deve migliorare la freddezza nell’ultimo passaggio, per il resto ci siamo. Parere positivo anche per Marouane Fellaini, gigante dalla leve lunghe ottimo nell’esordio contro il Portogallo e ingiustamente espulso contro Israele. Un bel frangiflutti davanti alla difesa che poteva cambiare il torneo dei Diavoli Rossi quando ha girato alto in piena area un traversone di De Mul; due minuti dopo i serbi sono passati in vantaggio. Bene anche Jonathan Blondel, annegato quest’anno nella stagione-no del Bruges, ricomparso sui livelli abituali in Olanda. Un altro che, come Vertonghen, gioca quasi da invasato (contro l’Olanda il cartellino giallo è arrivato dopo cinque secondi) senza per questo avere i piedi da fabbro ferraio. Sufficienti infine Faris Haroun e Killian Overmeire.
Attacco. Gioca nel Lille e in Francia lo chiamano, esagerando, Le Ronaldo des pauvres, ma Kevin Mirallas è stato, dopo Lombaerts, il miglior belga del torneo. Rapido, tecnico, sa far reparto da solo e lotta su ogni pallone. Ha deciso con caparbietà l’incontro con Israele, ha colpito nuovamente contro l’Olanda, è stato lasciato troppo solo contro
*Belgio-Portogallo 0-0. Formazione (4-5-1): Bailly; De Roover, Lombaerts, Vermaelen, Pocognoli; Vanden Borre (Overmeire), Fellaini, Martens (Haroun), Vertonghen, Blondel (De Mul); Mirallas.
*Belgio-Isreale 1-0. Formazione (4-5-1): Bailly; De Roover, Lombaerts, Vermaelen, Pocognoli; Vanden Borre (Overmeire), Fellaini, Martens (Haroun), Vertonghen, Blondel: Mirallas (De Setter). Reti: Mirallas
*Belgio-Olanda 2-2. Formazione (4-3-3): Bailly; De Roover, Ciman, Lombaerts, Pocognoli (Mulemo); Vanden Borre (Blondel), Overmeire, Haroun; De Mul (Witsel), Mirallas, Martens. Reti: Mirallas, Pocognoli.
*Belgio-Serbia 0-2. Formazione (4-3-3): Bailly; De Roover, Lombaerts, Vertonghen, Pocognoli (Martens); Fellaini, Haroun, Blondel; Vanden Borre, Mirallas, De Mul (De Smet).
ALEC CORDOLCINI
19 giugno 2007
[figura] Oscar Cardozo
Arriva da lontano, può andare lontano, vuole andare lontano. Oscar René Cardozo, classe 1983, centravanti paraguagio del Newell’s Old Boys ha ancora fame. Passata quella “fisica”, che in gioventù ha dovuto subire, non ha cancellato quella metaforica che descrive la voglia di arrivare. Passo dopo passo si sta issando al ruolo di cannoniere principe del campionato argentino, contendendo il trono, nel campionato Clausura in corso, a un re della specialità, Martin Palermo. Un traguardo mascherato da nuovo start verso obiettivi sempre più prestigiosi. L’entroterra paraguagio è ancora uno dei posti più curiosi e meno decodificabili del continente sudamericano. Saranno stati i gesuiti che qui svariati secoli scelsero i microcosmi delle “Reducciones” per ricreare insieme agli Indios una cristianità nuova e più profonda (prima che gli spagnoli si scocciassero, cancellando la Compagnia di Gesù), sarà per la l’impenetrabile giungla del Chaco, ribattezzato l’”Inferno Verde”, sarà per l’inetichettabile e pluritrentennale dittatura di Alfredo Stroessener, certo è che il Paraguay, anche oggi, rimane poco catalogabile, specie fuori da Asunción. Cardozo arriva da quell’entroterra: cresce a Juan Eulogio Estigarribia, piccolissima località nel dipartimento di Caraguazú, 300 chilometri e una galassia dalla capitale. Fino a otto anni parla solo Guaraní, lingua delle popolazioni indios, ancora oggi diffusissima e che mantiene il carattere di ufficialità affianco del castigliano. Famiglia che va un po’ per conto suo, studi pressoché inesistenti, ma amore per il fútbol sconfinato, anzi “voglia di diventare un centravanti” praticamente innata. Dura dimostrarlo sui campi spelacchiati della Liga Pastoreo, il torneo dilettantistico delle regioni dell’entroterra paraguagio. A qualcuno non sfugge però la confidenza con la rete del “Tacuara”, il suo nomignolo, che indica il nome – di origine guaraní - di una pianta alta e sottile che, ci perdonino i botanici, assomiglia al bambù. Cardozo è infatti alto (193 cm) e magro, ma è resistente come pochi. In più, ha un sinistro affidabile e potente, una bella confidenza di testa e ottima coordinazione per la sua altezza: oddio, quando il 3 de Febrero se lo porta via per meno di cinquecento dollari non era forse così pronto: chi ci ha visto qualcosa meriterebbe una citazione. Come la merita Héctor Enrique, titolare di una delle migliori battute di ambito calcistico: dopo lo slalomistico gol di Maradona contro l’Inghilterra nei mondiali messicani ironizzò: “se Diego non avesse segnato dopo il mio stupendo passaggio, sarebbe stato da uccidere…” Ecco, l’”assistman” e Diegol condivisero la vittoria anche con il portiere Pumpido. Anni dopo, la telefonata per quello che era diventato responsabile tecnico del Newell’s ,“Nery – disse “el Negro” Enrique – , in Paraguay c’è un grande attaccante, prendilo!” A dire il vero Enrique, cuore Milionario, aveva avvertito prima il River ma a Nuñez non furono persuasi, salvo poi tentare, ancora oggi, di mettere insieme un’offerta per convincere il padrone dei “Lebbrosi” di Rosario, Eduardo Lopez, che fa circolare invece l’aneddoto di come sia stato in realtà lui a scoprire il gioiello paraguagio. Dettagli. Lopez, che lo prelevò per 900 mila dollari dal Nacional di Asunción, la squadra dove Cardozo si affermò (63 presenze, 27 gol), ha già rifiutato a fine 2006 le offerte della Real Sociedad e del Cruz Azul: vuole non meno di 10 milioni di euro. “Lei cosa preferirebbe?” “Dove mi offrono di più, la mia famiglia ha sempre bisogno di me”, chiude qui la conversazione il Tacuara, prende l’ascensore sale al decimo piano dell’Holiday Inn di Rosario, dove risiede da più di un anno, e attende che dal primo gli squillino che è pronto il pranzo. “ Mi pare un tibetano”, dice qualcuno. Uno dei pochi che lo conosce veramente, Justo Villar, portiere paraguagio sempre del Ñuls, “come lui ce ne sono pochi, anche e soprattutto dentro il campo. Farà benissimo anche in Europa.”
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
16 giugno 2007
[figura] Gabriel Milito
Milito dà tutto, non per niente è ancora considerato l’ultimo idolo dell’Independiente e uno dei grandissimi della società di Avellaneda dietro l’inarrivabile, per l’hinchada del Rojo, Ricardo Bochini. Diventare un “totem” alla Doble Visera, lo stadio del club, significa avere temperamento, orgoglio e determinazione, però ricevere la prima chiamata nella nazionale Albiceleste da un tecnico come Marcelo Bielsa, sperimentatore e a suo modo rivoluzionario, significa capire il gioco. Il “Loco” richiedeva spesso una linea a tre quasi “a sistema puro” cioè usufruendo al massimo di un laterale di ruolo a centrocampo: questo significa, per un difensore, riconoscere i tempi del gioco e mantenere la concentrazione perenne sugli spazi occupati. Arrivato all’Independiente bambino riuscì a convincere i tecnici a differenza del fratello Diego che venne scartato e optò per i rivali del Racing: dieci anni dopo erano a contendersi il primato in Primera División e a guardarsi torvi duranti i “clásicos” di Avellaneda, in Buenos Aires, una delle partite più infuocate della stagione, e che per intensità, attese e pressioni non teme nemmeno il paragone con Boca-River. Nel novembre del 2001 un urto con Rafael Maceratesi del Rosario Central gli manda in frantumi i legamenti del ginocchio destro: torna come e meglio di prima con la sua faccia spensierata che non si cura degli scettici che non scommettevano sul pronto recupero. Lo cerca il Real Madrid, lo vuole Valdano, che l’ha visto dominare con il Rojo, a soli 21 anni, il campionato Clausura 2002: l’Independiente cede alle lusinghe ma il luminare prof. Del Corral giudica a rischio il suo ginocchio: 14 giorni dopo firma per il Saragozza, continua a comandare la difesa e si rialza per l’ennesima volta da un colpo che avrebbe steso tanti. D’altronde non ebbe paura nemmeno nella trattativa coi rapitori del padre Jorge, che gestì direttamente e portò a termine con successo.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tuttosport
13 giugno 2007
[preview] Finale Libertadores: Boca - Gremio
CARLO PIZZIGONI