Parte in settimana la terza edizione della Royal League, la Champions League scandinava che raccoglie le quattro migliori classificate della Superliga danese, dell’Allsvenskan svedese e della Tippeliga norvegese. Una competizione modellata sulla falsariga della “vera” Champions, con prima fase a giorni e seconda a eliminazione diretta (da quest’anno però, dai quarti di finale in poi, niente più incontri di andata e ritorno bensì match unico), che secondo l’opinione di molti addetti ai lavori avrebbe una duplice funzione: incrementare il livello qualitativo e lo sviluppo del calcio scandinavo, e porre le basi per la tanto agognata (da molti presidenti dei club locali) unione dei tre campionati nazionali in quella che è già stata definita la Royal SuperLeague, un tema quest’ultimo che interessa anche altri stati (Olanda-Belgio e la loro BeNeLiga, i maggiori club scozzesi) ma nei confronti del quale finora né la FIFA né l’UEFA hanno voluto sentire ragioni. Di seguito una breve presentazione dei gironi e delle squadre.
Gruppo 1 (Brann, Helsingborgs, Odense, Rosenborg)
Dopo un 2005 disastroso, il Rosenborg è tornato al posto che gli compete in Tippeliga, vincendo il suo quattordicesimo titolo negli ultimi quindici anni. Il grande merito per aver rivitalizzato una squadra senza nerbo è da ascrivere al tecnico Per-Mathias Høgmo, non a caso ribattezzato dai tifosi Per-Messias, che però immediatamente dopo la festa-scudetto ha salutato la compagnia annunciando l’intenzione di chiudere con la carriera di allenatore. Un addio che può avere qualche contraccolpo sulla squadra la quale, a dispetto di un collettivo indubbiamente di livello superiore rispetto ai parametri medi del calcio scandinavo, spesso necessita di una spinta “motivazionale” che durante la carismatica gestione-Høgmo non è mai mancata. Anche perché, nonostante il club di Trondheim risulti sulla carta superiore ai principali avversari (la squadra ha tutto: un bomber come Steffen Iversen, rinato una volta rientrato in patria dopo le opache esperienze in Inghilterra, l’esperienza dei veterani Frode Johnsen e Roar Strand, la fisicità dell’eterna promessa Jan Gunnar Solli, la fantasia dello slovacco Marek Sapara e un portiere affidabile come il canadese Lars Hirschfeld), il girone non è facile. Tralasciando il Brann dell’ex Bruges Bengt Sæternes, rivelazione della prima parte della Tippeliga arrivata però a fine stagione con la lingua a penzoloni, sia i danesi dell’Odense che gli svedesi dell’Helsingborg sono clienti da non sottovalutare. I primi, visti in Uefa contro il Parma, sono una squadra tosta e grintosa a cui manca solamente una prima punta dal gol facile, assenza alla quale il tecnico inglese Ricoh sopperisce con un centrocampo a cinque basato sui dinamici Bechara Oliveira e Martin Borre, e sul trequartista svedese Tobias Grahn, abile negli inserimenti e concreto sottoporta. Gli svedesi puntano invece tutto su Henrik Larsson, arrivato in estate a raddrizzare una barca che faceva acqua un po’ da tutte le parti. L’obiettivo quarto posto, l’ultimo disponibile per la Royal League, è stato centrato senza brillare particolarmente, il resto è tutto nelle mani di Henke.
Gruppo 2 (Brøndby, Hammarby, Køpenaghen, Lillestrøm)
Vincitore delle due edizioni precedenti, il Køpenaghen è la grande favorita anche per questa Royal League. Il livello tecnico della squadra è decisamente una spanna sopra a quello di tutte le rivali (Rosenborg escluso), idem la disponibilità economica del club. A sfavore degli uomini di Solbakken potrebbero però giocare le fatiche di Champions, competizione chiaramente fuori portata per la società danese, affrontata però con una determinazione che tante altre “cenerentole” d’Europa si sognano, tanto che è arrivato anche qualche risultato di prestigio (le vittorie contro l’Ajax e il Manchester United). In attacco Markus Allback, pur non essendo un giocatore né da palati fini né da reti a grappoli, garantisce sostanza, sulla destra il terzino Lars Jacobsen spinge che è un piacere, al centro della difesa c’è la diga Micheal Gravgaard, in mediana il nazionale Tobias Linderoth sa far valere la propria esperienza; ciò che manca è un pizzico di fantasia, il giocatore dotato del guizzo che mescola le carte e scombina i piani. A dire il vero ci sarebbe anche quello, ma langue in infermeria; è Jesper Gronkjær, formidabile (a livello tecnico) ma altamente discontinua ala che dopo aver sperperato il proprio talento nei campi di mezza Europa aveva optato per il ritorno a casa allo scopo di “far entrare il Køpenaghen tra le migliori 32 squadre Europa”. Missione compiuta, adesso Solbakken deve solo sperare che il recupero del suo uomo migliore sia quanto più breve possibile. Nel girone l’avversaria più ostica è il Lillestrøm, squadra difficile per tutti da affrontare in un singolo incontro ma priva della continuità necessaria per poter ambire al titolo in un torneo di lunga durata. Una squadra quindi più da Royal League (dove infatti lo scorso anno arrivò in finale) che da Tippeliga, la cui discontinuità è giustificata da un’età media alquanto bassa (nessun giocatore in rosa supera i 30 anni) e il cui elemento migliore è il centrocampista sloveno Robert Koren, assistman per eccellenza (una qualità della quale quest’anno ha beneficiato soprattutto l’attaccante maltese Micheal Misfud, ex Kaiserslautern) ma anche buon finalizzatore. Delle squadre rimanenti, il Brøndby è in piena crisi, stenta in campionato, dove occupa attualmente la settima posizione, e i fasti dell’era Micheal Laudrup, dimessosi nella primavera del 2006 per motivi di natura contrattuale (ma esistevano delle divergenze anche sulla politica orientata al risparmio attuata dalla dirigenza), sembrano lontani già anni luce. Per il piccolo ma ambizioso Hammarby guidato dalle reti del brasiliano Paulinho Guarà, ex Atletico Mineiro, la qualificazione alla Royal League è la conferma dello status di squadra di vertice (nel 2001 è arrivato anche il primo titolo nazionale) raggiunto dal club nell’ultimo quinquennio di Allsvenskan.
Gruppo 3 (AIK Stoccolma, Elfsborg, Vålerenga, Viborg)
Il girone più incerto. Il “vuoto di potere” creatosi quest’anno in Svezia, con tutte e tre le grandi (Djurgarden, Malmö e IFK Göteborg) incappate in una stagione nerissima che le ha fallire anche la qualificazione alla Royal League, per la quale serviva almeno il quarto posto in classifica, ha portato sotto la luce dei riflettori una piccola realtà come l’Elfsborg, che ha vinto il titolo nazionale quarantacinque anni dopo il suo ultimo successo, e una nobile decaduta come l’AIK Stoccolma, piazzatasi da neo-promossa al secondo posto, preceduta dell’Elfsborg per un solo punto. L’equilibrio tra le due compagini è sostanziale; i neo-campioni di Svezia si affidano ai due Svensson, il regista Anders (ex Southampton) e la punta Matthias (ex Portsmouth, Charlton e Norwich), e a un pacchetto arretrato che concede poco, in casa come in trasferta (solo due le sconfitte in tutto il campionato, con 19 reti subite in 26 partite); anche l’AIK punta forte sul pacchetto arretrato, guidato da Johan Mjällby, leone di mille battaglie con la maglia del Celtic Glasgow rientrato in patria dopo una fugace esperienza in Spagna nel Levante, e da Markus Jonsson, terzino destro che sostiene di non aver mai sbagliato un rigore in carriera (nel 2006 ne ha realizzati cinque su cinque per l’AIK). Ai gol ci pensa invece il brasiliano Wilton Figuerido. Il Vålerenga ha vinto la Tippeliga lo scorso anno, ma le intenzioni della dirigenza di costruire una squadra in grado di combattere ad armi pari con il Rosenborg sono state frustrate da un mercato che ha visto partire molti dei pezzi migliori (Iversen, Gashi, Ishizaki) della squadra. Il tecnico Rekdal ne ha preso atto, e si è dimesso a campionato in corso lamentando proprio l’impossibilità, causa mancanza di materia prima, di lavorare in prospettiva futura (basta dire che il miglior giocatore della squadra è risultato essere il 37enne Ronny Johnsen, ex Manchester United degli anni d’oro) per creare una rosa competitiva ai massimi livelli. Ne è nata una stagione altalenante, con un terzo posto in Tippeliga che non ha soddisfatto nessuno, e la certezza che Tore Andrè Flo è ormai ben avviato sul viale del tramonto, tanto da far ipotizzare, anche per i continui guai fisici, un suo ritiro in tempi brevi. Il piccolo Viborg infine veleggia nei bassifondi della Superliga e difficilmente la sua partecipazione andrà oltre il mero atto di presenza, a dispetto di avversarie non certo imbattibili.
ALEC CORDOLCINI, Guerin Sportivo
4 commenti:
Alec è molto bravo, lo seguo da molti anni e devo dire che la sua conoscenza del calcio olandese è enciclopedica. Riguardo alla Scandinavia, però, noto qualche pecca.
Innanzitutto Johan Mjällby ha lasciato il calcio da un bel po' e l'AIK ha stupito nell'Allsvenskan senza che lui abbia visto il campo per un solo minuto.
L'Helsingborg ha sì in Larsson il suo fiore all'occhiello, ma dire che "punta tutto su di lui" è inesatto: i cannonieri della squadra sono infatti Olivier Karekezi e Luton Shelton, anche se hanno giocato più partite di Henke, arrivato solo in estate.
Per il resto ci siamo, ed è già tanto visto la totale disattenzione nei confronti del calcio scandinavo che c'è qua in Italia: complimenti ad Alec e anche a Carlo, sicuramente due "firme" interessanti.
Caro Giuliano,
tutto vero e mi scuso. Mjallby ha giocato solo una partita nell'Allsvenskan 2006, mentre riguardo all'Helsingborg è in effetti esagerato dire che punta tutto su Larsson, nonostante Henke abbia una media reti effettiva (0.53) superiore sia a Karekezi (0.44) che a Shelton (0.47). Grazie per l'attenzione
Grazie a te della risposta, Alec.
Ora che ho scovato questo blog vi
seguirò con costanza, sperando un giorno di incontrarvi "da collega" in qualche redazione. ;-)
A proposito, per l'inizio della stagione primaverile stavo pensando di aprire un blog sul calcio scandinavo: potrebbe essere l'occasione per una collaborazione o anche solo per uno scambio di link.
A presto
Caro Giuliano se mi mandi la tua mail, alla mia casella di posta, la giro a Alec
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