Che la sorte ci mantenga l’equidistanza da Boca e River. Abbracciare una delle due sponde potrebbe farci odiare uno dei fenomeni del futuro centrocampo della Nazionale Argentina: Fernando Gago e Fernando Belluschi. Durante l’ultimo Supeclasico entrambi hanno indossato la fascia di capitano dei rispettivi club, a testimoniare l’ormai avvenuta consacrazione. Questa è però solo una puntata delle telenovela, una delle ultime girate in patria, dato che tra poco la sceneggiatura prevede nuove scenari, in Europa. Le menti che hanno costruito la storia si sono fatti un po’ prendere la mano. Fernando Gago tira i primi calci al Saavedra di Ciudadela, Buenos Aires, dove è nato il 10 aprile del 1986 (sic). Si illumina subito l’occhio di Ramon Maddoni, il più celebrato talent scout del paese, per anni gestore del Club Parque, dove sono passati tanti grandi d’Argentina (Riquelme, Tevez, Cambiasso e Redondo), che gli chiede subito di raggiungerlo. Per sei anni lo forgia, prima che intervenga il Boca a portarselo via. In quel periodo, intanto, un giovane proveniente dalla provincia di Santa Fé è alla Ribera per un provino. Il suo rappresentante, Alberto Meo, riesce a convincere i genitori di Fernando Belluschi di lasciare partire l’allora tredicenne da Los Quirquinchos, “solo per una prova”. Ai tecnici delle Inferiores Xeneizes Belluschi lascia immediatamente una buonissima impressione, tanto che è già pronto per lui un posto nell’alloggio dei ragazzi che vengono da fuori città. I genitori del “Pelado”, come lo chiamano nella sua città, non sono per nulla persuasi e la prospettiva di lasciare la famiglia non convince nemmeno la giovane promessa: Rosario è più vicina, crescerà nel Newell’s. I Fernandos si sono forse incontrati in quella occasione, magari hanno pure giocato contro qualche partitella: l’eleganza di Gago era cristallina, ma al Boca hanno subito chiarito che non bastava e da sempre Maddoni gli urlava di “mettercela la gamba”, Belluschi era già allora un tuttofare, un multiruolo che, in sovrappiù, non faceva fatica a vedere la porta. Ok, storia interrotta, le due promesse che non si incontrano e ognuno per la sua strada: avrebbero fatto faville assieme, uno a distribuire, l’altro a incunearsi nelle difese. Tutto finito? No. Dicembre 2004. Fernando Gago ha appena debuttato in prima squadra, al Chino Benitez, interessava poco una carta d’identità che sul campo si dimostrava evidentemente truccata. Belluschi è invece uno dei protagonisti del trionfo nell’Apertura 20o4 del Newell’s: la squadra del Tolo Gallego ha proprio nel giovane Fernando una pietra d’angolo che completa l’asse vincente formato dal portiere paraguayo Justo Villar e da un redivivo Ariel Ortega, decretato fallito in Turchia. Prima dello spuntare del 2005, Mauricio Macri, presidente del Boca, si siede al tavolo coi dirigenti Leprosos: vuole Belluschi, Marino e Garay. Non ha fretta, il dirigente boquense. Vuole solo bloccarli per anticipare i rivali del River: nel giro di qualche mese però Marino se lo porta a casa, gli altri due, in cambio di un milione di dollari per la metà del cartellino di entrambi, restano a Rosario, saranno Bosteros solo nel 2006. Intanto, il Boca constata il fallimento del progetto Benitez e comincia (dopo il no a Macri di Marcelo Bielsa) con il Coco Basile, voluto sulla panchina da Diego Maradona, in quel tempo appena nominato Vicepresidente del Consejo de Fútbol, un ciclo esaltante in cui artiglia trofei nazionali e internazionali. Gago è in costante crescita, le sirene europee sono già fortissime, ma Macri tiene duro convinto che il prezzo che spunterà più avanti sarà altissimo e intanto per fare cassa cede pezzi di minor qualità dell’argenteria di casa: salutano la Bombonera anche il Pato Abbondanzieri e il Pocho Insùa. Arriva il fatidico 2006: arriva il matrimonio? Il River Plate assiste sempre con maggiore amarezza alle continue vittorie del Boca, l’hinchada è furibonda col presidente José Maria Aguilar, incapace di invertire la rotta. Sulla panchina dei Millionarios ritorna, dopo una serie di fallimenti all’estero, Daniel Passarella. Il Kaiser, subentrato a Merlo, vuole rilanciare sé e la squadra della sua vita e nell’ultima campagna acquisti chiede al presidente un estremo sforzo: “Mi prenda Belluschi!” Aguilar da tempo si è mosso per portarlo a Núñez ma solo con l’intervento di una finanziaria straniera (si parla della solita MSI) riesce a trovare il contante per accaparrarsi l’80 % del cartellino (il resto rimane al Newell’s) e i servigi del giocatore. Insomma, ancora buca, per l’unione di cui sopra. Gago è diventato un giocatore completo, un 5 classico, mescolando eleganza ed efficacia, sempre a testa alta, grande idea del gioco sintetizzata dalle parole di José Malleo, allenatore delle giovanili del Boca: “Prima di ricevere la palla Fernando sa quello che deve fare, è il segreto dei grandi centrocampisti, quelli che sanno che la giocata non termina quando si passa la palla: lì comincia.” Ma qui stiamo parlando anche di un ragazzo che i palloni se li conquista, non li distribuisce solamente: un unicum, in prospettiva, proprio per questa caratteristica, superiore a Fernando Redondo, centrocampista a cui, per classe e grazia, è stato più volte accostato. Belluschi ci starebbe benissimo al fianco: giocatore moderno paradigmaticamente riepilogato dalle fredde cifre: in questo campionato è quarto nella classifica di chi tocca più palloni, quinto nella percentuale di efficacia dei passaggi, settimo nella precisione dei tocchi di prima, decimo nei tiri nello specchio della porta e quello che riceve più falli della sua squadra. Universale. Nell’ultimo clasico contro il Boca ha giocato più avanzato rispetto al solito, senza problemi di ambientamento o altro, anche se partendo da dietro diventa più devastante.
Fallita l’unione in Patria, per vederli uniti restano due chances: Europa o nazionale Argentina. In bianco celeste, poco maturi sotto Pekerman (che ovviamente li ha allevati nelle nazionali giovanili), è giunto ora il loro momento. Buona parte della stampa li reclama, Basile vacilla anche perché l’inizio della sua avventura è stato decisamente disastroso, perdendo di goleada con il Brasile e non facendo una grande figura con la Spagna: si chiede una ripartenza convinta. Capitolo Europa: Si dice che Belluschi sia già in orbita Abramovich, mentre il furbo Macri ha organizzato una super asta tra le grandi d’Europa, con Real Madrid e Barça in testa ma in cui non manca la sempre più comune super offerta russa: pare che Evgeni Giner, proprietario del CSKA Mosca, oltre che della compagnia petrolifera Slavneft Oil Company, buon amico del padrone del Chelsea, abbia promesso cifre in cui gli zeri in fondo siano tendenti a infinito. Pochi mesi e vedremo la nuova maglia di Gago, anche se i bookmakers quotano bassa la Spagna.
Ma alla fine, il matrimonio? Le telenovele sono lunghe, ma coi finali affatto prevedibili. L’Argentina se lo augura: Qui viene fuori il centrocampo che dominerà i prossimi mondiali.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
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