In una bellissima atmosfera, stadio pieno, cori e coreografia, si gioca a San Siro la Rivalità, la partita tra le due squadre che si sono fatte più la guerra dentro e soprattutto fuori dal campo, in questi ultimi anni.
Concentriamoci sul campo e vediamo alcune situazioni interessanti del match.
IL PRESSING OFFENSIVO. All'inizio del match subito l'interessant proposta di Ranieri, un pressing ultraoffensivo, da iniziare quando la Juve comincia l'azione del fondo. Zarate, Pazzini e Sneijder salgono a ridosso dell'ara di rigore, si collocano in campo a formare una L con dietro i centrocampisti pronti ad accorciare. Il risultato del pressing è duplice: rallenta l'inizio azione degli avversari (eliminando automatismi di costruzione della manovra avversaria: Matri viene incontro coi tempi sbagliati, gli ensterni si alznao e si abbassano senza coordinazione) e, in subordine, con la conquista di palla alta si può attaccare in situazione favorevole. Un risultato che Ranieri centra, evitando anche che la palla passi tra i piedi di Pirlo, deus ex machina della prima fase della manovra bianconera, e ottenendo più di una ripartenza corta.
Pressando alto c'è poi da "sistemare" la "seconda linea": come devono comportarsi i centrocampisti, se la palla esce pulita dalla prima linea, cioè nel caso in cui l'attaccante non riesca a scivolarea all'indietro ma venga tagliato fuori? L'importante è che la ripartenza juventina non conquisti il centro del campo: lì nasce una situazione di emergenza poiché l'attaccante ha il completo campo libero. In più ci sono cose da sistemare ( en on da oggi) della transizione negativa dell'Inter. Esistono problemi ad esempio di dinamismo del mediano davanti alla difesa, Cambiasso, che riconoscendoli gioca molte volte per la conquista diretta della palla: non può certo accompagnare la velocità altrui, cercando di rallentare il pallone e, ancora meglio, indirizzarlo verso un lato. La linea difensiva deve scappare indietro a copertra dell'area ma con quali tempi e il posizionamento dei laterali e dei centrocampisti è sempre coordinata? No, però l'Inter va in svantaggio alla prima conclusione pericolosa della Juve, dopo un buon inizio, e più o meno si salva sugli altri contropiedi. Il primo gol però è da rileggere.
VANTAGGIO DI VUCINIC. Da una situazione di pressing ultraoffensivo l'Inter reagisce stoppando la transizione al limite dell'area. Chi attacca ordinato riesce spesso a difendersi ordinato. Non è il caso dei nerazzurri in questa occasione. La palla viene si fermata al limite dell'area, ma in una situazione che sta per diventare di difesa schierata, i nerazzurri sono acnora attirati troppo dalla sfera: tutti collassano sul portatore, e un cambio di gioco (il diktat Conte in questo match: il rombo lo soffre sempre) mette fuori causa metà squadra, il rimorchio Lichtsteiner scende a destra e non c'è nessun attaccante che lo prende (a rigor di logica toccherebbe a loro): lo svizzero può crossre perché la copertura in esterno è in ritardo, poi c'è un bel taglio flash di Matri, non seguito, che provoca il rimpallo da cui nasce la rete di Vucinic. La partita accentua il suo carattere di attacco dell'Inter e ripartenza negli spazi della Juve.
I nerazzurri hanno comunque anche una buona mezza transizione offensiva, che si sviluppa sui lati, bravo anche Obi nell'allungare la squadra a sinistra, Maicon è pericoloso, anche se a mezzo servizio, a destra, anche per il solo fatto di essere in campo: Conte vuole negare la ricezione in mezzo di Sneijder, non importa a quale altezza, anche molto alta, vuole eventualmente dirottarla sul lato, dove è meno pericolosa: così stringe tantissimo sia Vidal che Marchisio, lasciando a Pepe e Vucinic le coperture degli esterni. Il montenegrino non ne ha la predisposizione ( tanto che poi verso la fine del tempo viene dirottato a destra, per evitare di seguire Maicon), Pepe ha il fondo e il carattere, ma non sempre azzecca il tempo di chiusura. L'inter trova in questa fase di partita il pareggio e il possibile vantaggio, sempre con azioni provenienti da destra.
L'ATTACCO A DIFESA SCHIERATA. La difficoltà di attaccare a difesa schierata per l'Inter è una difficoltà. Sostanzialmente si base su azioni di uno contro uno, dei suoi talenti offensivi. però Pazzini riesce a essere pescato più volte, anche se la difesa juventina, magai in situazione di emergenza ma riesce spesso a ribattere le conclusioni dei giocatori nerazzurri. Nel secondo tempo vengono fuori ancora di più queste lacune, con l'errore di togliere Zarate (riconosciuto, nella sostanza, da Ranieri nel post partita: "gli ho detto che ha fatto una buona partita ma che la squadra aveva bisogno di altro... non mi aspettavo di perdere così tanto davanti", dirà poi il tecnico romano) e di sostituirlo con Castaignos, ch ecerto non ha nell'attacco palla al piede, né nella combinazione sullo stretto il suo punto di forza: la situazione di gioco che la partita richiede non lo facilita.
IL CROLLO MENTALE. La rete di Marchisio, quella del definitivo 2-1, distrugge mentalemente l'Inter, che invece aveva reagito al primo gol. Viene subita sostanzialmente a difesa schierata: un uno-due centrale, al limite dell'area: Lucio non anticipa la sponda Matri, e Chivu esce tardi e male sull'iniziatore della giocata, poi Marchisio mette col piatto all'angolo il pallone, realizzando un gran gol. Al di là dell'errore del cambio di Zarate, al secondo tempo dell'Inter oltre alle idee, manca lo spirito della rimonta. Mentalmente la squadra è in difficoltà e il nervosismo cresce. Ranieri non tenta ogni mossa: il suo credo nell'equilibrio non si smentisce nemmeno stavolta, può darsi che a medio termine potrà dare dei frutti, ma la partita non ha nessuna scossa psicologica, né l'Inter prova a modificarea assetto o strategia di gioco. Si sposta più avanti Cambiasso, si cerca qualche volta il gioco diretto verso Pazzini, ma sono situazioni estemporanee, vissute come iniziative dei singoli. Risultato: l'Inter nel secondo tempo, sotto, non è mai pericolosa.
LA VITTORIA E LA CONSAPEVOLEZZA. La Juve non è una squadra definita, però messo da parte l'audace e mediatico 424, ha trovato non solo identità in questo 433 spurio, ma anche la capacità di adattarsi alle diverse situazioni della partita, senza dovere stravolgere l'undici in campo. E' una grande dote, merito della versatilità di giocatori come Vidal, Marchisio e Vucinic, versatilità nella qualità. Conte, deciso e determinato, studente per essere un grande allenatore, anche sul piano dei rapporti coi media, ha trovato un assetto interessante. Dietro manca forse qualche individuaità di spicco, sull'uno contro uno soprattutto Bonucci (saltato più volte con facilità da Zarate) ovviamente va emergenza, ma Barzagli riesce a tenere una linea molto coordinata e attenta nei movimenti e nelle spaziatura. Unica nota molto stonata, alcune giocate di estrema superficialità di Pirlo (persa palla al limite dell'area, scherzato da Sneijder sul tentavio di raddoppio in occasione del gol nerazzurro).
Inter-Juventus 1-2
INTER: Castellazzi; Maicon, Lucio, Chivu, Nagatomo; Zanetti, Cambiasso, Obi (64' Stankovic); Sneijder (78' Alvarez); Pazzini, Zarate (46' Castaignos).
A disposizione: Orlandoni, Cordoba, Jonathan, Milito. Allenatore: Ranieri.
JUVENTUS: Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Barzagli, Chiellini; Marchisio, Pirlo, Vidal (89' Pazienza); Pepe, Matri (70' Estigarribia), Vucinic (84' Del Piero).
A disposizione: Storari, De Ceglie, Elia, Quagliarella. Allenatore: Conte.
Arbitro: Rizzoli.
Marcatori: 12' Vucinic (J), 28' Maicon (I), 33' Marchisio (J).
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