27 agosto 2007

[figuras] Edgar Osvaldo Barreto - Emil Halfredsson

Edgar Osvaldo Barreto

Per fortuna ci sono le nazionali. Edgar Osvaldo Barreto, una delle novità in casa Reggina, non può che pensarla così, dal momento che finora la parabola ascendente della sua carriera è stata scandita dalle prestazioni offerte con la maglia del Paraguay. Il brillante Mondiale under-20 nel 2003 negli Emirati Arabi Uniti gli ha garantito lo sbarco in Europa nella Eredivisie olandese, la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene l’anno successivo gli è valsa la conferma nel Nec Nijmegen dopo sei mesi di apprendistato, la Coppa America 2007 gli ha infine permesso di lasciare l’Olanda per un campionato di maggior richiamo. Nel mezzo, le qualificazioni a Germania 2006 condotte con buon piglio e la successiva delusione per il poco spazio concessogli dal ct Anibal Ruiz nel corso della manifestazione, dieci minuti contro la Svezia e la maglia da titolare solamente nell’inutile incontro con Trinidad e Tobago. Un’amarezza alla quale si è sovrapposta quella per la mancata partenza da Nijmegen già l’estate scorsa, dopo che le eccessive richieste del Nec avevano allontanato diversi club europei, e che aiuta a comprendere il motivo per il quale la stagione appena conclusa sia stata per Barreto la peggiore nei suoi tre anni e mezzo di Eredivisie. La già citata Coppa America è però riuscita a restituire a questo dinamico centrocampista che si ispira a Edgar Davids quella visibilità guadagnata a pieno diritto nel corso delle sue prime stagioni con la maglia del Nec.

Barreto è un centrocampista versatile dotato di buona tecnica individuale che ama creare e organizzare il gioco della squadra e che preferisce un approccio “ragionato” alla partita. Nel Nec Nijmegen, squadra partita nelle ultime stagioni con obiettivo Uefa e finita regolarmente nella seconda metà della classifica, Barreto ha dimostrato di riuscire a ricoprire tutti i ruoli in un centrocampo a tre, con particolare predilezione per la posizione di interno destro, come già del resto avviene in nazionale nel 5-3-2 predisposto da Gerardo “Tata” Martino. Non possiede la grinta del condottiero ma sa garantire fosforo, polmoni e caparbietà. A Nijmegen si richiedeva sostanza e capacità di calarsi in un contesto in cui c’era da stringere i denti, a Reggio Calabria la musica cambierà poco, ma ben diverso sarà il palcoscenico. Qualcuno ha parlato di un possibile dualismo con Francesco Cozza, altro costruttore di gioco dai piedi buoni, ma rispetto al trequartista calabrese Barreto è abituato a giocare qualche metro più indietro, sdoppiandosi nel ruolo di playmaker e di centrocampista di contenimento.

Originario di Asunciòn, dove è nato il 15 luglio 1984, Barreto è stato iniziato al calcio dal fratello Diego, portiere, poi diventato anch’egli giocatore professionista (attualmente è sotto contratto con l’Almerìa, Segunda Divisiòn spagnola, ma gioca in prestito nel Cerro Porteño). Edgar, minore di tre anni, ha firmato il suo primo contratto “pro” nel 2002 con il Cerro Porteño, in cui ha giocato due stagioni prima di prendere la via di Nijmegen, dove l’incontro con l’allora tecnico del Nec Johan Neeskens, che masticava la lingua spagnola per via della sua militanza da giocatore nel Barcellona, lo ha aiutato sensibilmente ad ambientarsi nella fredda città della Gheldria. L’8 luglio 2004 ha esordito in nazionale maggiore contro il Costarica, collezionando da allora 17 presenze. La fama è quella di ragazzo tranquillo e senza grilli per la testa, il primo anno in Olanda l’ha trascorso bivaccando con la famiglia (mamma Graciela, la sorellina Maria Isabel) in un campeggio, gli unici screzi li ha avuti con la dirigenza del Nec per la mancata cessione, finendo anche fuori rosa per un breve periodo. “Dover rinunciare a un talento come il suo”, aveva commentato l’attuale tecnico dei rosso-nero-verdi Mario Been, “è un po’ come privarsi della torcia lungo un sentiero buio”. Adesso Barreto dovrà illuminare quello che porterà la Reggina alla salvezza.

Emil Halfredsson.

Tre squadre in meno di un mese, se non è un record poco ci manca, ma è ciò che il destino ha riservato a Emil Halfredsson (o Halfreðsson, seguendo l’alfabeto islandese), ennesimo acquisto straniero di una Reggina sempre più global. Ma dopo uruguaiani, paraguaiani, brasiliani e portoghesi il presidente Foti ha deciso di volgere il proprio sguardo a nord, prelevando questo islandese che il Tottenham Hotspurs aveva appena ceduto al Lyn Oslo, da dove ha fatto le valigie dopo sole due settimane di permanenza (con una presenza in Coppa di Norvegia e trenta minuti giocati in Tippeliga). Halfredsson è un esterno sinistro dalle spiccate propensioni offensive e può giocare da ala in un 4-3-3 o da incursore di fascia in un 4-4-2. Proprio per coprire tale ruolo venne acquistato dal Tottenham nel gennaio del 2005 dall’Hafnarfjordur, club nel quale è cresciuto e dove, nel 2004, ha vinto il campionato islandese; l’operazione venne avallata dal direttore tecnico degli Spurs Frank Arnesen, rimasto colpito dalla dinamicità mostrata dal giocatore durante un incontro di Coppa Uefa con il Dumferline. A Londra però non ha trovato spazio, finendo nel 2006 in prestito al Malmö (24 presenze, 8 reti). Nato a Reykjavik il 29 giugno 1984, Halfredsson vanta 7 presenze con la maglia della nazionale islandese, con la quale ha esordito il 30 marzo 2005 a Padova contro l’Italia, nazione che adesso imparerà a conoscere meglio grazie al quadriennale firmato con gli amaranto di Reggio Calabria.


ALEC CORDOLCINI

1 commento:

debolichesycopas ha detto...

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