Anderlecht e Ajax, polvere di stelle.
A come avvilente, come abulico, come agghiacciante. In due parole, A come Ajax e Anderlecht, club abituati in passato a banchettare nel salone delle grandi cerimonie di Casa Europa mentre adesso non superano nemmeno l’anticamera. A metterli alla porta sono sufficienti camerieri turchi, danesi o cechi, senza bisogno di scomodare i grandi maitre. Si specchiano nelle glorie del passato per dimenticare un presente grigio fumo, poi tornano nel loro orticello di casa e fanno fuoco e fiamme contro il Bruxelles o l’Heracles di turno, finché non decidono di mettere nuovamente piede oltre il confine e allora i loro botti diventano petardi bagnati. L’Anderlecht aveva pescato dall’urna i campioni di Turchia del Fenerbache per quella che sulla carta appariva una sfida alla pari; l’eliminazione ci può stare, quello che sconcerta è come è maturata, ovvero con due sconfitte, zero reti segnate, e i soliti noti (Boussoufa, Tchitè) che appena sentono il profumo di Europa si fanno piccoli piccoli. Ma i segnali erano nell’aria già tempo, addirittura fin dalla seconda partita ufficiale (la prima, la Supercoppa Belga stravinta contro il Bruges, è stata il classico specchietto per le allodole) quando per piegare il neopromosso Mechelen c’erano voluti 91 minuti. Che dire poi del 2-2 contro l’altra matricola, il Dender, che farebbe fatica a spuntarla contro la Cremonese? “Povero Anderlecht e povero calcio belga”; la stampa locale si è scatenata nel presentare il triste scenario che per la prima volta dal 1999 vede iniziare la fase a gironi senza alcuna squadra belga. In realtà già da diverso tempo il palcoscenico della Champions era troppo per il farraginoso e sterile calcio ruminato dall’Anderlecht. Quest’anno ce ne siamo semplicemente accorti qualche mese prima.
Sull’Ajax pasciuto e compiaciuto dai 50 milioni di euro ricavati dalle cessioni estive (Sneijder-Babel-De Mul-Perez) ma eliminato da una squadra, lo Slavia Praga, il cui budget raggiunge a stento i 5 milioni, apriamo una parentesi raccontando un piccolo retroscena. Quando poco tempo fa gli ajacidi misero i propri occhi sul talento uruguaiano Luis Suarez del Groningen, si presentarono nella sede dei bianco-verdi con un assegno da 3.5 milioni di euro. Il Groningen giocò al rialzo; prima 5 milioni, poi 6 e via di questo passo, con il risultato che l’Ajax interruppe le trattative. A questo punto Suarez, smanioso di giocare ad Amsterdam, decise di forzare il trasferimento ricorrendo alla Commissione di Arbitrato, la quale però respinse l’istanza motivando che “le prestazioni fornite negli ultimi anni dalle società calcistiche AFC Ajax e Fc Groningen non sono tali da configurare per il calciatore Luis Suarez il danno di mancato avanzamento di carriera”. L’epilogo fu che per poter arruolare Suarez l’Ajax dovette sottostare alla richiesta del Groningen, nel frattempo salita a 7.5 milioni di euro, per di più dopo una sentenza che si era rivelata un autentico smacco per l’immagine del club, mettendo quasi sullo stesso piano un club da 29 titoli nazionali, 3 Coppe Campioni e svariati altri trofei e un altro dalla bacheca più vuota di certi stadi italiani durante le notturne di Coppa Italia. Ieri con lo Slavia Praga è arrivato l’ennesimo sfregio, ma se almeno lo scorso anno contro il Copenaghen c’era l’alibi della partita andata storta, e può capitare a tutti, quest’anno invece siamo di fronte a due-sconfitte-due, 1-0 a domicilio e 2-1 in trasferta. Il tecnico Henk ten Cate è finito sulla graticola, del resto uscire per due anni di fila ai preliminari contro avversarie di medio valore non ammette repliche né tantomeno scuse. Cedere Sneijder è stato come far saltare il tappo in una nave che già imbarcava acqua. Sono arrivati 27 milioni di euro, cifra innegabilmente importante, ma a quanto ammontano i mancati guadagni derivati dall’aver perso il treno milionario della Champions? Senza contare poi, passando da ragioni economiche a questioni squisitamente tecnico-tattiche, il vuoto creatosi in mezzo al campo in termini di equilibrio, costruzione di gioco e personalità. Quest’ultima è la chiave principale per decodificare una sconfitta inaspettata alla vigilia; gente come Vermaelen, Vertonghen, Sarpong, Colin o Delorge è palesemente inadeguata per simili contesti, tanto più che alcuni di loro hanno appena perso i denti da latte. Ci vorrebbe l’esempio degli esperti, ma Stam è ormai agli sgoccioli, Emanuelson sta ancora pensando alle vacanze (e all’Arsenal?) e Huntelaar i gol li tiene in canna per il De Graafschap. Luis Suarez, proprio lui, è stato l’unico a salvarsi, forse perché l’unico ad aver capito veramente cosa significa giocare per l’Ajax. La prossima volta provi a spiegarlo anche ai compagni.
1 commento:
Sr. Carlo Pizzigoni,
mi nombre es Diego Pérez, soy un periodista español, de Tarragona.
Le escribo porque creo que usted ha trabajado y conoce a Alessandro Penna, abogado y periodista italiano de Guerin Sportivo en Brasil.
Yo estudié con Alessandro Penna en la Universidad de Navarra (Pamplona). Hace tiempo que quiero hablar con él pero no tengo su teléfono ni tampoco su dirección.
Sería posible que usted tuviera su dirección de correo electrónico para que yo le pueda escribir, por favor.
mi dirección es: diegoperezes@yahoo.es.
Muchas gracias
saludos cordiales
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