All’improvviso, uno sconosciuto. Su Juan Pablo Carrizo, indiscusso titolare del River Plate appropriatosi recentemente anche della maglia numero uno della nazionale argentina, non scommettevano in tanti. Troppo grosso, poco agile, non pronto, mentalmente debole: inferiore al compagno di guanti, sempre. Smentiti tutti. L’aiuto di circostanze favorevoli ha giocato un ruolo importante nella consacrazione di questo portiere, ma tutto ciò deve suonare come l’accusa più robusta per quanti (e son tanti) non l’hanno da subito considerato quello che poi, sul campo, si è rivelato: un portiere di alta affidabilità.
La vera svolta della sua carriera, lui, giunto dalla lontana Villa Constitución, provincia di Santa Fé, alle giovanili del River Plate, avviene mercé una disgrazia, paradigmatico caso di “sliding door” che segnerà il futuro dei due giocatori coinvolti.
Nel 2006 il club di Nuñez ha tre portieri di buon livello: German Lux, Carrizo e Leyenda. Di Lux, classe 1982 anch’egli santafesino, si parla sempre più in termini entusiastici preconizzandogli una grande carriera: ha già vinto i Giochi Olimpici nel 2004, riportando finalmente un titolo calcistico di valore in Argentina. Nella Confederations Cup del 2005, gustoso aperitivo del Mondiale, gioca da titolare e l’Albiceleste si arrende solo in finale ad Adriano e al Brasile. Nel 2006 Lux entra nella parte buia della storia. In principio d’anno il fratello si suicida, il “Poroto” corre a casa e resta insieme alla famiglia. A prendere il suo posto nella porta del Millo c’è proprio Carrizo. Gioca bene. “Sono contento, ma appena torna German il posto è suo, gli siamo tutti vicino” afferma in quei giorni Juan Pablo, scosso come tutto l’ambiente River per quanto avvenuto. Lux torna e si riprende la porta. Ma qualcosa non funziona più. Quella ferita nella mente e nel cuore di Lux non può essere accantonata né dimenticata: in campo è ancora visibile. La situazione è molto delicata, la società riceve critiche e addirittura condanne per la gestione del caso.
Daniel Passarella, viste le prestazioni, si risolve a concedergli un periodo di riposo e lo accantona. A metà stagione il nuovo numero uno delle “Galline” è Juan Pablo Carrizo. JP, che è stato capitano delle selezioni giovanili dei Millionarios convince a intermittenza: soprattutto non possiede il gusto della parata da flash, un marchio di fabbrica del classico portiere argentino. Viene apprezzato il giusto, e forse ancora meno. La campagna acquisti del
Dicevamo sliding doors? Il 10 marzo del 2002, con Lux e Costanzo infortunati, Carrizo va in panchina proprio alla Bombonera. In porta c’è Comizzo che a metà match incoccia nello stinco del Chelo Delgado e rimane a terra. Guillermo Pereyra (oggi al Mallorca, in Spagna), accanto a lui in panca, gli sussurra: “tranquillo Carri, se entri farai bene.”In realtà, il partidazo contro il Boca arriverà cinque anni dopo: troppi pochi Pereyra sul suo cammino. Oggi, finalmente, Juan Pablo Carrizo non ne ha più bisogno.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
(ha collaborato Javier di ticespor.blogspot.com)
1 commento:
Ci sono vari portieri buonni alla Argentina adesso.
Juan Pablo Carrizo passa per un ottimo momento.
Doppo sono Ustari, Andujar, Orion...e il proprio Abbondanzieri.
Soppratutto se pensiamo che il portiere argentini nel mondiale 2002 ero Pablo Cavallero, che non era piu meglio che nessuno di questi che ho nombrato.
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