«Ogni nostro giocatore sapeva esattamente cosa fare per puntare a diventare campione del mondo». Le dichiarazioni di Löw suonavano come consigli per Kuhn in vista degli Europei casalinghi, ma se effettivamente consigli erano, il selezionatore rossocrociato ha dimostrato contro la Germania di essere ancora molto lontano dal poterli capire. Se ogni giocatore deve sapere cosa fare per imporsi ad Euro 2008, allora ogni giocatore deve essere in primo luogo messo nelle condizioni di interpretare al meglio la propria funzione sul campo. Indispensabili in questo senso sarebbero ordini inequivocabili, e indispensabile uno schema che spinga i calciatori a svolgere mansioni a loro naturali.
L'amichevole di Düsseldorf, disonorata dal disordine elvetico, suona come uno spietato campanello d'allarme e riporta alla ribalta il tema della già discussa inadeguatezza di Köbi Kuhn nel guidare una nazionale che sogna di essere del tutto protagonista, finalmente vincente, all'altezza delle situazioni. Il tecnico zurighese ha spiazzato tutti proponendo una formazione obiettivamente imprevedibile, priva di equilibrio, infarcita di giocatori anarchici e fuori ruolo, soprattutto svuotata di spirito. Accantonata l'idea della doppia punta, ecco un quartetto di centrocampisti avanzati coperti dal solo Vogel e da una difesa che, senza il leader Müller, si è dimostrata assolutamente non in grado di arginare il peso di un reparto d'attacco interessante come quello tedesco (bene sia Gomez che Kuranyi, ma benissimo il centrocampo con il completo Frings e con il "carneade" del Werder, Fritz, sulla destra). I due estremi sono stati "coperti" da Benaglio e da Frei, il primo preda della sindrome del "portiere svizzero" e il secondo isolato come non mai.
Di questo marasma ha ovviamente approfittato la Germania, ben disposta in campo, pungente senza essere sfacciata, rampante al punto giusto pur non avendo a disposizione grossi fenomeni. Perfetta interpretazione di gara: alla Svizzera chiediamo proprio questo, non i miracoli. Di Ballack e compagni è piaciuta anche la capacità di far male all'avversario nei momenti giusti. Per l'occasione poi le sbavature dei rossocrociati non erano neppure delle più piccole, anzi macroscopiche, clamorose. Sui tre gol c'è lo zampino dei disastrosi elvetici: sul primo è stato ingenuo il fallo di Grichting da cui è giunta la punizione per la testa di Ballack e per il tap-in vincente di Kuranyi, sul secondo addirittura puerile l'errore di marcatura di Magnin tagliato da Friedrich con conseguente cross di Fritz per la capocciata di Gomez, sul terzo evidente l'appisolamento di Benaglio sullo spiovente da fermo di Frings. Inutili i troppi cambi di Kuhn (come sorvolare sul dilettantesco errore nelle sostituzioni che ci ha portato a giocare per oltre un minuto in dieci???), inutile il gol di Streller.
Ingenuità, disordine, mancanza di grinta: che rabbia fare queste figuracce! E pensare che credevamo che questa Svizzera potesse in qualche modo invertire il trend negativo contro la Germania... Avversari di questo tipo sono sì indispensabili da affrontare, ma unicamente perché ci riportano con i piedi sulla terra e ci fanno capire che Kuhn è su una strada sbagliata, che porta nella direzione di nuove e dolorose delusioni.
Germania: Lehmann - Arne Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm - Fritz, Frings (74. Hitzlsperger), Ballack (46. Borowski), Schweinsteiger (74. Jansen) - Gomez (58.), Kuranyi (83. Schlaudraff)
Svizzera: Benaglio - Philipp Degen, Senderos, Grichting, Magnin (59. Dzemaili) - Vogel (58. Streller) - Behrami, Yakin (58. Vonlanthen), Margairaz (78.Inler), Barnetta (70. David Degen) - Frei (58. Spycher)
Gol: 1:0 Kuranyi (7.), 2:0 Gomez (30.), 3:0 Frings (66.), 3:1 Streller (71.)
LTU-Arena, Düsseldorf - 7 febbraio 2007
PAOLO GALLI
Giornale del Popolo - Lugano
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