13 febbraio 2013

Il volo delle Giovani Super Aquile: la Coppa d'Africa 2013 è della Nigeria





Tornano a volare le Super Aquile della Nigeria. Dopo 19 anni sono di nuovi campioni d'Africa: hanno battuto in finale, secondo pronostico, il Burkina Faso, vera sorpresa della Coppa, che si è giocata in Sudafrica dopo l'inevitabile forfait della Libia.
Diciannove anni, un'eternità. Nel 1994 la Nigeria vinceva la Coppa d'Africa e nei Mondiali statunitensi solo un paio di invenzioni di Roberto Baggio negli ottavi, le avrebbero vietato di diventare la prima squadra africana competitiva ad altissimo livello (poco prima della rassegna le Super Aquile occupavano il quinto posto nel ranking FIFA). Da lì in avanti, dopo l'exploit del 1996 in cui Kanu e compagni vinsero la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta, battendo in finale l'Argentina, il paese più popoloso del Continente imboccava un lento ma costante declino calcistico. Il boom dei primi anni Novanta, quando era indubitabilmente la squadra guida dell'Africa Calcistica, aveva provocato grande interesse intorno ai giocatori nigeriani. Interesse significa riflettori, significa popolarità, significa prestigio. JJ Okocha, Sunday Oliseh, Amunike, Finidi, Yekini, Kanu, Babangida, Babayaro, Taribo West... una lista interminabile di elementi apparsi, con maggior e o minore fortuna, in club europei, anche di alto livello. In quegli anni i giocatori sono diventati i veri padroni dello spogliatoio, il tecnico, cambiato spesso, era nelle migliori delle occasioni un passacarte dei pizzini dei big. Nessuno ha mai avuto il carisma e la personalità per mettere in ordine un gruppo con un talento spropositato, che avrebbe potuto e dovuto vincere di più. L'unico a provarci fu Augustine Eguavoe, che nel 2004 presentò in Coppa d'Africa una formazione dignitosa, ma era il canto del cigno di Okocha e di altri compagni: la corsa si fermò in semifinale. Il CT era stato una Super Aquila al Mondiale americano del 1994, e aveva come capitano proprio Stephen Keshi, l'attuale allenatore della Nigeria. Eguavoe aveva poi studiato come tecnico negli Stati Uniti, ed è stato un po' il “maestro” strategico di Keshi, che ha aggiunto alle conoscenze tecniche anche una grande personalità. Dopo una buona carriera da calciatore, Stephen aveva iniziato un super lavoro con la nazionale del Togo, che riuscì nel miracolo di portare al Mondiale di Germania, nel 2006. Qualificazione, sì, ma poi l'ennesima lite con la federazione gli vietò la trasferta a Berlino. Dopo un infelice transito in Mali, ecco la grande soddisfazione di vincere con la sua Nigeria. E a modo suo: dei vecchi nomi solo gente utile alla causa, come il portiere e capitano Enyeama, Uche e l'ex leader della difesa Yobo, inserito spesso nei finali di partita. Perché nei primi undici, a difendere l'area c'erano il giovane Omeruo (un'93 che gioca in Olanda) e Oboabona, 23enne, militante di punta delle Sunshine Stars, la squadra nigeriana che ha sfiorato quest'anno la finale di Champions. E il gol decisivo contro il Burkina Faso lo ha segnato Sunday Mba, un altro ragazzo che milita nel campionato locale. Spazio ai giovani, insomma: Obi Mikel capitano, trio delle meraviglie davanti con Victor Moses (anche lui del Chelsea), Emenike e l'ex Neuchatel Xamax Ideye. Grazie a questa nuova generazione, che minaccia di imporsi non solo a livello continentale per diversi anni, la Nigeria ha battuto i favoritissimi della Costa d'Avorio ( a proposito di spogliatoi roventi...) e in semifinale ha schiantato il Mali. Dimostrando qualità, tecnica ma anche equilibrio e capacità di adattarsi a diverse situazioni di gioco e mutamenti di pressione mentale. Keshi riporta a galla una Nigeria nuova, virtuosa, che vuole mettersi alle spalle la violenza religiosa dei Boko Haram, frutto soprattutto dell'instabilità politica provocata dall'addio dell'ex presidente Obasanjo e da un territorio difficile da amministrare, spesso schiavo di multinazionali straniere pronte a corrompere senza posa la politica. Vince la Nigeria una edizione non troppo seguita a livello di pubblico, ma che certifica la crescita tecnica diffusa delle nazionali africane. Anche formazioni minori, come gli esordienti di Capo Verde, hanno mostrato buonissima organizzazione tattica. Brutto invece i segnali provenienti dal movimento arbitrale: tanti, troppi errori. Ha fatto il giro del mondo lo scandalo provocato dalla doppia ammonizione per simulazione (inventata) perpetrata nella semifinale contro il Ghana ai danni del burkinabé Jonathan Pitroipa, poi riabilitato e addirittura premiato come miglior giocatore del torneo. Nonostante la sconfitta in finale la nazionale del Burkina Faso sarà accolta con tutti gli onori in patria. Ouagadougou e Abuja (con Lagos) festeggeranno nella stessa maniera i loro campioni. Cause this is Africa.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: GDP - Lugano

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