E' iniziato ieri coi primi due anticipi ( bene il Vasco che ha fermato l'Inter sull'1-1) il campionato brasiliano, il più incredibile del globo.
Tutto si crea e tutto si distrugge durante il Brasilerão, sbalzi di umore di presidenti fanno fuori un tecnico, modificano un reparto, ridisegnano una squadra in corsa. Sconclusionato, interminabile (quest’anno interrotto dal Mondiale finisce a dicembre), obbedisce a logiche incomprensibili ed esporta un fascino inarrivabile grazie all’abbondanza di giovani talenti e a una serie di buoni giocatori che illuminano mezzo mondo pallonaro, inclusi gli anfratti più inesplorati, Europa minore, Asia orientale, Medio Oriente, persino Africa: all’appeal dei giocatori brasiliani non rinuncia proprio nessuno.
Il São Paulo, sempre se non verrà svaligiato dei suoi talenti, è la squadra favorita: in porta Rogério Ceni, attualmente il miglior “goleiro” brasiliano, che non andrà in Germania solo perché il suo sconfinato ego poco garba a Parreira, difesa con tre centrali retta da Diego Lugano, centrocampo molto dinamico grazie a Josué, Junior (ex Parma e Siena) e Mineiro (goleador nella vittoriosa finale di Intercontinentale) e lampi di classe davanti con Danilo e il nuovo arrivato Ricardo Oliveira (ex Betis Siviglia) pronto ad affiancare Thiago, il maggior talento di Morumbi, che dovrà ancora crescere fisicamente per fare la differenza con continuità dall’altra parte dell’oceano. In panchina l’ottimo Muricy, nell’élite dei tecnici del Paese, il cui scettro appartiene però a Vanderlei Luxemburgo. Intoccabile in patria, incompreso a Madrid, Luxa ha appena artigliato il Paulista con il suo Santos, dove ha provveduto alla cacciata di idoli fatui come Giovanni (ex Barça), puntellando una squadra tutta grinta e rigore tattico sul cileno Maldonado e sul portiere Fabio Costa. Il Corinthians campione uscente, ancora in cerca di un vero allenatore dopo il “no” di Carlos Bianchi, ha finalmente sistemato la porta con l’ingaggio di Silvio Luiz del São Caetano e punta tutto sulle individualità di Carlitos Tévez, sempre più convincente, Nilmar, e Roger, senza dimenticare la giovane e talentuosa pattuglia di centrocampisti che possiede: a cominciare da Mascherano e Marcelo Mattos per proseguire con Rosinei e Renato (il nostro preferito). Importante, poi , l’innesto di Ricardinho. Qualche speranza di titolo per il Cruzeiro che ha richiamato in patria Elber e sta per lanciare il maggior talento minorenne del pianeta, Kerlon (1988), reduce da un brutto infortuni e pronto a concedersi una sola stagione prima della partenza per l’Europa dove le big del continente lo attendono. Molto solide paiono Goiás e Internacional (occhio, oltre a Rafael Sobis anche a Jorge Wagner e Elder Granja), da osservare l'Alteltico Paranaense, liberatosi in fretta di Lothar Matthaeus e col solito Dagoberto a far faville, mentre desolante rimane il panorama carioca: Flamengo (in crisi economica) e Vasco (guidato dall’ex romanista Renato Gaúcho in panchina da Edilson in campo e con Romário in prestito negli USA fino a settembre) scommettono su giovani sconosciuti, il Botafogo su Dodô, il Fluminense, il meno peggio, affianca all’idolatrato Petkovic qualche giovane stellina (il terzino sinistro Marcelo e il centrale Anderson). Imprevedibile, infine, il Palmeiras: l’esperienza di Marcos, Paulo Baier, Gamarra e Edmundo non ha evitato figuracce nel Paulistão dove a salvarsi è rimasto solo l’ottimo centrocampista Marcinho Guerreiro: i russi dello Zenit lo vogliono a tutti i costi, dovrebbe partire.
1 commento:
Per me vince l'Internacional, un bel blocco. Una provocazione: e se Nilmar fosse anche più forte di Tevez ?
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