La fine era nota. Però ci ha lasciato un po' l'amaro in bocca il licenziamento di Luxemburgo dal Madrid ( a cui ha regalato in mezzo a elogi fasulli il solito veleno: " pensavo che in Europa si rispettassero di più i progetti..."). Tra l'altro, tutto ciò alimenta il triste luogo comune che "i tecnici italiani (concessione: europei) sono più preparati." Che barba. Vanderlei a noi piace. Abbiamo vissuto l'ultimo suo miracolo a Santos, quando rivitalizzò la squadra di Robinho - ora molto più dedito alle notti madrilene, come insistono nel dire tutti i giornali brasiliani - e lo portò alla vittoria del Brasilerao. In quell'occasione scrissi un articolo per Il Corriere del Ticino, il giornale svizzero di lingua italiana. Eccolo:
Il sorpasso di due domeniche fa ai danni dell’Atletico Paranaense è stato decisivo: il Santos, battendo nell’ultima giornata il Vasco, è campione del Brasile 2004. Proprio nell’ultimo incontro riescono a evitare la serie B club storici come il Flamengo, il Botafogo e l’Atletico Mineiro: retrocedono Vitoria Bahia (unico time della regione Nordest, la più povera del Paese), Criciuma, Guarani e Gremio, che termina mestamente il lustro nel quale ha perso Ronaldinho Gaucho, portato in Europa dal fratello e agente Roberto Assis, popolare in quel di Sion.
Il Santos della grande generazione dei talenti cresciuti a Vila Belmiro (il campo della squadra paulista) chiude dunque con un titolo. Solo alcuni dei fanciulli-meraviglia hanno potuto viverlo fino in fondo: Elano, André Luis, Robinho; quest’ultimo ha giocato 65 minuti dell’ultima partita ( segnando un gol regolare che l’arbitro ha poi annullato per fuorigioco) poche ore dopo la liberazione della mamma, rapita il 6 novembre scorso.
Con bandierine e fazzoletto umido hanno però festeggiato anche altri ragazzi che hanno abbandonato la squadra bicampione del mondo con Pelé in estate, a metà torneo: Diego, sempre più a suo agio nel Porto, Renato accasatosi a Siviglia dopo abboccamenti poco felici con l’Italia e Alex, parcheggiato dal Chelsea ad Eindhoven.
Il simbolo di questa vittoria è però il tecnico: Vanderlei Luxemburgo, arrivato in città il 9 maggio per sostituire Leao, è giunto al quinto sigillo personale nel Brasilerao, affiancandovi una ventina di altri trofei minori. “Luxa” è il tecnico più vincente del Paese. Cresciuto nella Baixada Fluminense, più una favela che un quartiere di Rio, dove le pallottole sibilano troppo spesso tra le lamiere delle case, Luxemburgo pesca il jolly, saluta gli amici e diventa un calciatore, anche più che discreto: da laterale sinistro di Botafogo e Flamengo annusa l’amarelinha (la giallina, gergo per indicare la maglia della nazionale brasiliana) nelle nazionali giovanili. Poi capisce che la sua predisposizione, e il suo sconfinato ego, renderebbero di più in panchina: comincia una leggenda che infila miracoli in serie. A cominciare dalla vittoria del campionato Paulista, dopo la promozione in A, col modesto Bragantino. Palmeiras (1993 e 1994), Corinthians (1998) e Cruzeiro (l’anno scorso) le altre sue creature vincenti. Meno idilliaci i rapporti con la Finanza (informata da una segretaria e forse ex amante di Vanderlei, tale Renata Alves), che scopre giri non troppo puliti attorno agli affari di Luxa, e col Flamengo, squadra della quale è sempre stato tifoso: nel 1995, anno del centenario del club, organizza una dream-team con Romario ed Edmundo davanti, che si scioglie in polemiche e reciproche accuse e porterà alla crisi economica, ancora attualissima. Polemiche anche quando siede sulla panchina della nazionale, una Coppa America vinta e continui scandali su presunte convocazioni “a pagamento” di giocatori. Anni fa, dopo una buona stagione col Santos, scappò dal porto di San Paolo scegliendo i soldi dei rivali del Corinthians. Quest’anno ha ripagato Vila Belmiro, ricostruendo la fiducia di una squadra partita con troppi dubbi e una serie di giocatori distratti. Luxa ha vinto ancora. E adesso? Un fondo di investimento britannico, M.S.I., si dice con capitali russi non sempre cristallini, ha rilevato il Corinthians e pare abbia già la lista della spesa ( con in testa il già acquistato Carlitos Tevez) di Vanderlei Luxemburgo. L’ennesima fuga. Però anche te, Luxa…
Dal Corriere del Ticino del 21/12/2004
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